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Un piccolo paradiso di legno

ciborioDietro la mensa rielaborata, dal basamento che si svolge in due gradini sovrapposti, sorretti da putti telamoni, sorge il ciborio o tempietto, formato da due ordini ottagonali, coronati dalla cupoletta che svetta nella figura di Cristo risorto.
Ai lati dell’ordine inferiore del ciborio, si sviluppano due brevi bracci quadrangolari, quasi reliquiari che sorreggono le statuine dei Santi protettori della parrocchia, secondo l’uso riscontrabile in tutti gli altari ricordati: San Lorenzo con la graticola, San Vincenzo patrono dell’abbazia medioevale. I tempietti sopra l’altare maggiore sembrano originare dal quello che Papa Pio IV (fratello del conte di Lecco, il Medeghino, che molti guasti compì con le sue guerre anche alla terra di Abbadia) inviò circa il 1560 al nipote Carlo Borromeo, il quale accolse il suggerimento tridentino di offrire un particolare spazio all’esposizione del Santissimo, che prima si usava riporre in un apposito scurolo dell’abside o in una cappella.
L’idea che presiede al ciborio del Duomo di Milano, eretto dall’architetto Pellegrini, si collega alla biblica arca, la tenda-dimora di Dio sulla terra, nel mezzo del suo popolo eletto. L’Eucaristia non era più solo un elemento di comunione, ma veniva considerata come una presenza meravigliosa, che distingueva un popolo che aveva il suo Dio tanto vicino. I Gesuiti del Seicento potevano appunto parlare del tempio come di un “piccolo paradiso”. (Angelo Borghi)

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