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Attenzione alla dipendenza

bambini cellulareE’ necessario che prudenza e parsimonia dovrebbero guidare le dita sullo schermo.
Esperti pediatri denunciano oggi un utilizzo sempre più precoce (e per troppe ore al giorno) dei telefonini di ultima generazione, diventati una vera e propria appendice di ragazzini e adolescenti. Così, per dare un segnale di cambiamento, la stampa riferisce che un gruppo di genitori delle scuole in provincia di Treviso, ha scritto un documento, pubblicato sulla pagina Facebook del Comitato genitori delle elementari. Si propone alle famiglie una sorta di patto, un’alleanza per concordare tempi e modi di utilizzo degli smartphone da parte dei figli più piccoli. L’occasione potrebbe essere l’imminente Cresima e Prima Comunione dei ragazzi di quinta elementare, che in cima alla lista dei regali da chiedere a genitori, nonni e zii, hanno messo proprio il tanto desiderato smartphone.
«Resistiamo, puntiamo su altri regali», è il patto stretto tra i genitori. «Stabiliamo noi, tutti insieme, il momento in cui fornire il telefono ai figli e confrontiamoci per riflettere, magari dandoci un decalogo comune su come accompagnare le nuove generazioni nello sconfinato mondo del digitale che noi stessi, forse, per primi e non senza colpa, conosciamo troppo poco».
Non un arrendersi all’impossibilità di controllare la rete, non un «demonizzare lo smartphone», ma un tentativo di «fare qualcosa», di «porre dei limiti» per «restituire ai nostri figli un tempo “naturale” per crescere in armonia con le nuove tecnologie in modo da ricondurle al loro spazio proprio, cioè di un mezzo e non di un fine». E, invece, stando almeno alle ultime ricerche in materia, pare proprio che lo smartphone, più di tablet e computer, abbia da tempo occupato il centro delle giornate dei nostri ragazzi.
Secondo uno studio di Telefono Azzurro e Doxakids del febbraio 2016, il 71 % degli adolescenti ha ricevuto il primo smartphone prima dei 13 anni, tanto da spingere gli analisti a scrivere: «Se gli adolescenti fossero piante, la loro linfa vitale sarebbero gli smartphone». Una deriva su cui la società adulta è chiamata a vigilare, interrogandosi, magari, su quali stili di vita i genitori (anch’essi perennemente connessi) propongono ai figli. Per i ragazzi sempre più spesso il punto d’incontro e socializzazione è in rete e sempre meno in campetti, piazze e oratori. Sono sempre di più gli occhi incollati al piccolo schermo di un cellulare dove si incrociano voci e parole ma nessun viso, nessun suono, nessuna emozione genuina. Un’atonia dei sentimenti che diventa terreno fertile per un altro fenomeno che preoccupa genitori, educatori e forze dell’ordine: il cyberbullismo, di cui, dati Microsoft alla mano, sono vittime due ragazzi su tre. Benvenuta, allora, la proposta che vuole «creare un precedente» per dire a tutti che «cambiare le cose » è possibile.

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