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Ma Dio dov’é


dove dioDa Avvenire Ernesto Olivero

Un giorno dialogavo con il mio amico filosofo, non credente, Norberto Bobbio. Lui mi dice: «Ma Dio dov’è? Se permette guerre, terremoti, fame, dov’è?». Di fronte a una domanda così mi ritrovai a difendere Dio. «Posso fare una riflessione?». «Certamente». «La guerra: la colpa è di Dio o dell’uomo? La fame: la colpa è di Dio o dell’uomo? Gli incidenti stradali: la colpa è di Dio o dell’uomo? Così per un terremoto: la colpa è di Dio o dell’uomo? Se l’uomo facesse tutta la sua parte e costruisse case come la tecnica insegna, forse i danni sarebbero minimi. L’uomo ha in sé l’intelligenza per costruire anche in zone sismiche ma con una saggezza diversa. Sì o no?». Dio ha detto al primo uomo: «Il bene e il male sono dentro di te, ma il male è accovacciato». Ma se l’uomo usa tutto il suo abbandono a Dio in modo da fare della preghiera il suo respiro, può capire che il buio si combatte solo diventando luce. Dentro ognuno di noi c’è un gemito inesprimibile che porta a Dio, ma l’uomo può soffocarlo in tanti modi: con l’io, con le passioni, con gli imbrogli. Impazzisco di gioia quando nel Vangelo di Giovanni leggo le parole di Gesù, quando dice che noi possiamo fare le cose che ha fatto Lui. Anzi, possiamo farne di più grandi. Quando questa verità mi è entrata dentro e l’ho capita, sono caduto in ginocchio e la mia preghiera è diventata incessante: «Dio mio, Dio mio…». Se capiamo questo, il mondo cambierà. L’uomo amerà la natura e per questo non la violenterà, l’uomo amerà perdutamente l’altro come vorrebbe essere amato. E lì ci sarà Dio. «Ma l’uomo – dissi al mio amico filosofo – deve fare tutta la sua parte, spendere la sua intelligenza per il bene». La stessa intelligenza – purtroppo non sempre usata per il bene – che ho visto nei “missili intelligenti”, quelli capaci di centrare un obiettivo da migliaia di chilometri di distanza. Se tutto questo avvenisse in altri campi, il mondo sarebbe diverso. L’uomo quindi faccia la sua parte e solo dopo chieda a Dio: «Dove sei?». L’uomo cominci a sciogliere tutti i “perché” che dipendono da lui prima di chiedere “Perché?” a Dio. Solo a quel punto potremo farci le domande che contano. «Dio, dove sei?». Se saremo in buona fede, Lui si mostrerà. Se useremo solo parole, tacerà.

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