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La Festa della Pace

In occasione della festa della Pace, prendiamo spunto da ciò che Papa Francesco ci dice: Ogni guerra, in realtà, si rivela un fratricidio che distrugge lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana“, questo è l’accorato e pressante l’invito che scaturisce dal messaggio di PAPA FRANCESCO per la 53° Giornata mondiale della Pace sul tema “La Pace come cammino di speranza”. La pace è “…un cammino”, oggetto di speranza da fondare sulla consapevolezza che siamo tutti fratelli – per cui ogni guerra è fratricidio – e sulla memoria del male fatto e subito, ed è in definitiva, “…un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia” per il perseguimento del bene comune che non consente lo sfruttamento dell’altro, né della natura. Questo cammino fatto di dialogo e riconciliazione tra gli uomini è anche ascolto e contemplazione del mondo che ci è stato donato da DIO affinché ne facessimo la nostra casa comune, destinata anche alle generazioni future. La pace è un cammino di ascolto basato sulla memoria, sulla solidarietà e sulla fraternità. Gli Hibakusha, i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, sono tra quelli che oggi mantengono viva la fiamma della coscienza collettiva, testimoniando alle generazioni successive l’orrore di ciò che accadde nell’agosto del 1945 e le sofferenze indicibili che ne sono seguite fino ad oggi. La loro testimonianza risveglia e conserva in questo modo la memoria delle vittime, affinché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e di distruzione “…Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno”. Come loro molti, in ogni parte del mondo, offrono alle future generazioni il servizio imprescindibile della memoria, che va custodita non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori o perché non vengano riproposti gli schemi illusori del passato, ma anche perché essa, frutto dell’esperienza, costituisca la radice e suggerisca la traccia per le presenti e le future scelte di pace. Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza. Occorre, innanzitutto, fare appello alla coscienza morale e alla volontà personale e politica. La pace, in effetti, si attinge nel profondo del cuore umano e la volontà politica va sempre rinvigorita, per aprire nuovi processi che riconcilino e uniscano persone e comunità. La Comunità mondiale non ha bisogno di parole vuote, ma di testimoni convinti, di “artigiani della pace” aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. Il processo di pace è un impegno che dura nel tempo. E’ un lavoro paziente di ricerca della verità e della giustizia, che onora la memoria delle vittime e che apre, passo dopo passo, a una speranza comune, più forte della vendetta. Anche ripensando al recente Sinodo sull’Amazzonia, il messaggio chiama alla “…conversione ecologica” che ci conduce a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione. Tale conversione va intesa in maniera integrale, come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle, i nostri fratelli e nella nostra Unità Pastorale, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita. Eppure, sottolinea il Messaggio, “…il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo e non dobbiamo rassegnarci a nulla che sia meno di questo”. “…Come, allora, costruire un cammino di pace e di riconoscimento reciproco? Come rompere la logica morbosa della minaccia e della paura? Come spezzare la dinamica di diffidenza attualmente prevalente?”, domanda il pontefice evidenziando che “la cultura dell’incontro tra fratelli e sorelle rompe con la cultura della minaccia”. Occorre “..abbandonare il desiderio di dominare gli altri e imparare a guardarci a vicenda come persone, come figli di Dio, come fratelli”. “L’altro non va mai rinchiuso in ciò che ha potuto dire o fare, ma va considerato per la promessa che porta in sé”, è il monito di PAPA FRANCESCO per il quale “…solo scegliendo la via del rispetto si potrà rompere la spirale della vendetta e intraprendere il cammino della speranza”.

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