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” Stop all’alcol? “ E’ soprattutto una sfida educativa

A colloquio con don Andrea Messaggi: le difficoltà degli adolescenti ci parlano delle fragilità del mondo di genitori e adulti…

La questione “abuso di alcol fra i giovani” viene affrontata principalmente come faccenda ascrivibile all’area “sicurezza e vigilanza”. E’ analizzata dal punto di vista sociologico e scientifico… e per carità, serve anche questo…
Tanti esperti titolati, interpellati sul tema, parlano di paletti da mettere alle nuove generazioni da parte di quelle adulte… Restiamo, dunque, nell’ambito delle regole da imporre.
D’accordo. Ma su quali premesse, su quale terreno poniamo “regole e paletti”? Rispetto a giovani, anzi, giovanissimi, che nel fine settimana trovano che non ci sia di meglio da fare che bere e magari utilizzare l’alcol come catalizzatore per amplificare l’effetto di altre sostanze, stupefacenti, siamo sicuri che ci stiamo ponendo le domande giuste? E, soprattutto, che stiamo tentando di dare risposte corrette? Come comunità cristiana, siamo consapevoli di un problema che esiste e che va affrontato? Perché ci sono giovani che vivono questa dimensione e che pure frequentano l’oratorio… Ci stiamo interrogando su questa sfida dai volti molteplici?
La provocazione, forte, arriva da don Andrea Messaggi, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica. Ma anche rettore della Basilica di Sant’Abbondio in Como. E, proprio nelle vesti di rettore, nelle scorse settimane, ha lanciato un allarme, a partire dagli sgradevoli “souvenir” lasciati sul piazzale e nei pressi del portone della chiesa dedicata al patrono della città e della diocesi durante il week-end: bottiglie di ogni tipo (integre o in frantumi, vuote o quasi), bicchieri e ripugnanti deiezioni… A lasciare queste tracce del proprio passaggio i giovani avventori della discoteca collocata qualche metro più avanti (locale che, nelle scorse settimane, insieme a un’altra discoteca della prima cintura urbana, ha visto sospendere per 10 giorni la propria attività su richiesta del Questore, con tanto di ordinanza). Il Comune di Como, all’argomento, ha dedicato una sessione di audizioni, nella Commissione consiliare che si occupa di ordine, vigilanza e sicurezza, sottolinea sempre don Andrea, alimentando la convinzione che la prospettiva non dovrebbe appiattirsi solo sull’orizzonte del controllo. In sede di audizione, gli esperti del progetto “Party con noi”, finanziato da Regione Lombardia e realizzato da cooperative che sul territorio si occupano di giovani e prevenzione, in partecipazione con il Comune di Como, hanno presentato dati che meritano attenzione. Su un campione di mille adolescenti fra i 15 e i 19 anni (un numero significativo per la Città di Como), il 65% ha ammesso di fare binge drinking (l’abbuffata alcolica), il 70% ha detto di consumare cannabis (che oggi è OGM e il suo principio attivo rispetto a 20-30 anni fa è di 10-20 volte più potente), il 16% di ecstasy e cocaina. Aumentano gli adolescenti che fanno uso di psicofarmaci, stimolanti, antidepressivi e ansiolitici: o perché sono in cura o perché li trovano in casa, nel cassetto di mamma o papà. Ampliando il campione ai patentati, nel 60% si è riscontrato un tasso alcolemico non compatibile con la guida, mentre il 70% ha dichiarato di fare uso di sostanze stupefacenti. Tutti comportamenti a rischio, anche sul fronte della sessualità, perché “non interessa da dove arrivi, l’importante è che ci sia il divertimento”, con l’asticella della consapevolezza di sé che si abbassa sempre di più: ecco allora il fenomeno del sex dating (gli appuntamenti al buio) o lo scambio di foto con contenuti sessualmente espliciti (spesso all’origine di persecuzioni personali che sfociano nel bullismo). Guardando al resto del territorio della nostra diocesi, il fenomeno dell’alcolismo giovanile è sotto i riflettori da tempo in provincia di Sondrio, che, a livello lombardo, detiene due primati tristissimi: il 74% degli adolescenti dichiara di fare binge drinking almeno due volte al mese ed è la provincia dove  l’età di approccio all’alcol è in assoluto la più bassa (praticamente durante la seconda infanzia). “E non è questione solo di consumo in discoteca- riflette ancora don Andrea-. Spesso chi entra nei locali è già fortemente alterato. Poi ci sono le feste private, ma anche i momenti di solitudine in casa… La conferma ci arriva dal fatto che nei dieci giorni di chiusura dei due locali comaschi, per esempio, i casi di ricoveri per abbuffate alcoliche adolescenziali non sono diminuiti in modo significativo”. E allora che fare? Mettiamo “paletti e regole”? La risposta ce la da San Paolo – replica don Andrea- “La legge senza il cuore è schiavitù” Guardiamoli i nostri giovani. Hanno un desiderio grande di vita a felicità…ma perché noi adulti, giustamente, li abbiamo portati a desiderare tanto. Solo che quando le attese sono deluse, quando il “bene-essere” si confonde con il consumo e il funzionalismo, anche il senso di tradimento è grande e la felicità si cerca in qualcosa d’altro. E’ inutile nascondersi: la realtà dei giovani, ci parla della realtà degli adulti, della fragilità di tanti genitori. I ragazzi sono lo specchio di un mondo adulto in difficoltà. Educare significa mettersi in relazione, correre dei rischi, trasmettere se stessi e ciò per cui vale la pena vivere. Per questo, come comunità cristiana, è indispensabile fare nostra la sollecitazione di Papa Francesco rivolta ai partecipanti all’incontro organizzato in settembre dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Quant’è importante sentirci interpellati dalle domande degli uomini e delle donne d’oggi!  Cosa c’è nel cuore dei nostri giovani che popolano la notte? Un interrogativo da cogliere, per essere una comunità in uscita: “non come e dove vogliamo noi, ma dove ci sono periferie a cui dare significati, altrimenti siamo mondi paralleli, umanità collaterali ed aggiunge – don Andrea – con la passione e la disponibilità a correre il rischio educativo”.

Enrica Lattanzi da Il Settimanale di giovedì 7 novembre 2019

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