Confessione, ecco cosa NON fare
Non passa giorno senza che il Papa, giustamente, richiami l’infinita misericordia di Dio. “Non c’è peccato che non possa essere perdonato dal Padre”. Di qui l’invito a riscoprire la Confessione, il Sacramento della Riconciliazione o Penitenza, dove abbiamo la certezza dell’incontro con il Signore. Tuttavia ci sono dei gesti che devono preparare il Sacramento. Il Catechismo spiega che è opportuno un diligente esame di coscienza, il pentimento e l’accusa dei propri peccati davanti a un Sacerdote. Tante volte infatti, rischiamo di arrivare alla Confessione impreparati o con un atteggiamento sbagliato. Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, ha riassunto in dieci punti cosa non si deve fare, o meglio le «regole» da seguire per avere la certezza che la Confessione non serva niente. Il breve testo è stato pubblicato su Milano Sette, inserto domenicale di Avvenire.
Cosa rende la Confessione inutile
Per essere sicuri che la Confessione non serva a niente si devono applicare le seguenti regole (anche non tutte, ne bastano alcune):
- Confessare i peccati degli altri invece che i propri (e confidare al Confessore tutte le malefatte della nuora, dell’inquilino del piano di sopra e i difetti insopportabili del Parroco, dopo aver accertato che il Confessore non sia il Parroco).
- Esporre un elenco analitico e circostanziato dei propri peccati, con la preoccupazione di dire tutto e tirare un sospiro di sollievo quando l’elenco è finito: ci sono di quelli che salutano considerando tutto finito. L’assoluzione è ricevuta come una specie di saluto e di augurio.
- Confessarsi per giustificarsi: in fondo non ho fatto niente di male. Il pentimento è un sentimento dimenticato.
- Confessare tutto, eccetto i peccati più gravi («perché se no non mi assolve»).
- Presentarsi al Confessore con la dichiarazione: «Io non ho niente da confessare».
- Confessarsi perché «me l’ha detto la mamma (o il papà o la moglie o la zia …)».
- Parlare con il Confessore per mezz’ora del più e del meno e concludere: «La ringrazio che mi ha ascoltato! Le auguro buona Pasqua, a Lei e alla Sua mamma».
- Approfittare per confessarsi della presenza di un Confessore («Non avevo neanche in mente di confessarmi, ma ho visto che era libero …»).
- Confessarsi perché è giusto confessarsi ogni tanto.
- Confessarsi per evitare che il Confessore sia venuto per niente.