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La Giornata Missionaria Mondiale

giornata missionaria«Lo spazio tra Dio e l’uomo – hanno scritto su un grande lenzuolo i giovani di Taizé – o si riduce o restiamo soli»; nel senso di solitudine, di insignificanza, di vuote speranze che spesso caratterizza la vita dei giovani questo grido diventa richiesta di un incontro, di poter affidare la propria vita non più a qualcosa ma a Qualcuno. Sanno che possono riappropriarsi delle ragioni per vivere e di un progetto di salvezza, solo ritrovando il senso profondo della speranza. Una speranza che dovrà divenire qualcosa di provocante, “scandalosa” come la morte di Gesù sulla croce, sconfitta dalla resurrezione. Dio sta nel volto e nelle parole di Gesù, nel credito che il Padre si è guadagnato mandando il Figlio a dirci che per mezzo di Lui la morte era vinta. Il Vangelo diventa così fonte e motivo di una speranza che non ha più un senso consolatorio e gratificante, non è più darsi senza volontà e senza peso a qualcosa che non costa e dovrà accadere comunque: è, invece, impegnarsi a correggere la storia inarcando da sponda a sponda, come ponti, amore e ragione, per saldare realtà e utopia, vita e morte, contingente e assoluto; è costruire la propria vita; è fidarsi dell’uomo a dispetto dello spettacolo in cui, non di rado, trasformiamo la vita; è rendere la propria speranza non un cammino “in solitaria”, ma comune. «Non verremo alla meta a uno a uno, ma a due a due», insieme con Gesù e insieme con gli altri. Nel Vangelo è possibile trovare la forza di credere che non prevarrà la lezione del calcolo opportunistico e della trasgressione vincente, né il sospetto che non ci sia più nulla da immaginare e da volere perché tutto, ormai, si risolve nel compromesso, e quindi nella resa di ogni giorno; che la vita non è un silenzioso contenitore di fatti, ma un appello a sentirsi ogni giorno aperti ad un futuro in cui l’amore per i poveri, gli umili, i deboli, gli emarginati saranno lievito per un mondo più umano. Un sogno, quello di Dio rivelato in Gesù, che invita a viaggiare «attraverso paesaggi incredibili, per niente facili, per niente tranquilli…, ma a voi piacciono le avventure e le sfide…, tranne a quelli che non sono ancora scesi dal divano: scendete alla svelta!, così possiamo continuare… Voi che siete specialisti, mettetegli le scarpe…» (Papa ai Giovani cileni). In questo mese di ottobre, mentre accompagniamo con la preghiera lo svolgimento del Sinodo, facciamo nostro l’invito del Papa che ci invita a «pregare lo Spirito Santo che costringa i giovani ad andare lontano, a “bruciare” la vita. È una parola un po’ dura, ma la vita vale la pena viverla. Ma per viverla bene, “bruciarla” nel servizio, nell’annunzio, e andare avanti. E questa è la gioia dell’annuncio del Vangelo».

Mons. Nunzio Galantino

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