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Pastorale insieme

costruzioniSiamo alla conclusione del periodo delle vacanze.
Periodo tanto atteso, necessario. Tuttavia – come Chiesa – non possiamo esimerci dalla riflessione e preparazione per gli impegni di crescita che ci aspettano per il prossimo anno.
Incominciamo col dire che la Pastorale comincia da te. La Parrocchia si rinnova se noi ci rinnoviamo e cominciamo a rimettere in discussione il nostro modo di essere, di pensare, di fare. La nostra Parrocchia ha bisogno di uomini e donne che si sentono “chiamati” dal Signore a mettere in gioco i loro talenti per amore verso la Comunità. Alla luce di questa comune responsabilità vorrei richiamare alcune realtà sulle quali far convergere l’attenzione e insieme formulare un progetto di Pastorale.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale non è certamente “la soluzione” alle sfide della comunione ecclesiale e della pastorale, ma resta un organismo voluto dalla Chiesa per favorire la comunione e la responsabilità dei laici.
Esso funziona se noi lo facciamo funzionare!
Allora quelle persone che ne fanno parte comincino a riflettere che cosa mettere in cantiere per questo suo compito.

Il cammino di iniziazione.
Alla luce dell’esperienza di questi anni sarà opportuno riflettere su cosa intende la Chiesa quando parla del cammino di iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi. Quindi, alla luce della finalità del cammino di iniziazione, che non è la preparazione ai Sacramenti, sarà necessario rivedere l’organizzazione del nostro progetto. Al cammino di iniziazione cristiana è intimamente legato il rapporto tra la Parrocchia e i Genitori dei bambini e dei ragazzi. L’impressione è che dobbiamo lottare continuamente con le pretese che ognuno di noi rivendica: i genitori pretendono i Sacramenti, noi pretendiamo la loro partecipazione. Forse è arrivato il momento di mettere da parte, ognuno le sue rivendicazioni e dare vita, poco per volta, ad un dialogo che aiuti ciascuno a capire la propria responsabilità.

Giovani, adolescenti, ragazzi.
Avvertiamo in modo accentuato l’assenza di queste fasce di persone nella nostra Parrocchia. Finora forse ci siamo limitati solo ad individuare eventuali colpe da attribuire a noi o a loro. Pur consapevoli che non ci sono “ricette” miracolose per affrontare la questione, dobbiamo individuare insieme eventuali strade da percorrere, senza pretendere facili o immediati risultati. Anche per loro è arrivato il momento di perdere più tempo a parlare “di” loro per poter, piano piano, cominciare a parlare “con” loro. Allo stesso tempo, cominciamo a sfatare un pregiudizio: non è il parroco bravo che attira i giovani (come dice qualcuno), ma è una Comunità accogliente che sa farsi attenta a loro.

Le famiglie.
Al di là di qualche tentativo, non è che abbiamo prestato particolare attenzione. Dobbiamo mantenere tenere viva la nostra attenzione verso le famiglie e rinunciare alla pretesa di imporre loro un programma che non rispetta i loro tempi e la loro sensibilità. Non dobbiamo farci prendere dall’assillo della grande affluenza, ma offrire tempi e spazi in cui, con   molta libertà, le famiglie possano sentirsi accolte e protagoniste. Il solito stile degli incontri, nei quali uno parla e l’altro ascolta, non è sempre efficace, soprattutto con loro. Certamente ci sono altre realtà sulle quali riflettere, perché sono tante le sollecitazioni che la Parrocchia avverte e alle quali cerca di rispondere. Tuttavia, senza avere la pretesa di poter rispondere a tutte, non dobbiamo dimenticare che la prima missione di una Comunità cristiana è quella di annunciare la presenza di Cristo e di essere essa stessa testimonianza di questa presenza. Tutto il resto è finalizzato a questa primaria missione. Pertanto, dobbiamo tornare a sottolineare che l’impegno che ci attende è rendere la nostra Parrocchia più un luogo di comunione e di annuncio che una struttura ben organizzata.

 

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