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Gender X

gender«Deciderà da grande»: può essere il riconoscimento adulto dell’autonomia di un bambino che cresce, o la comoda rinuncia alla propria responsabilità educativa. Ma che diventasse la dichiarazione di indifferenza di fronte all’identità di un figlio che nasce pareva un’opzione troppo fantasiosa per diventare reale. E invece il Consiglio comunale di New York ha appena deliberato a grande maggioranza che d’ora innanzi all’atto di registrare all’anagrafe il loro bebé i genitori potranno sentirsi liberi dall’alternativa secca tra maschio e femmina iscrivendolo a un terzo elenco definito «GenderX», né uomo né donna, ma una specie di zona franca, e non necessariamente perché la fisiologia offra qualche incertezza: il sesso – ci viene detto – non deve dipendere dalla natura, ma diventare oggetto e simbolo della massima libertà immaginabile, quella di essere ciò che si desidera sin nella struttura costitutiva della nostra persona. Dunque, basta con l’arbitrio di mamma e papa: «deciderà da grande». Associare a una X ciò che quel bimbo reca con sé suona come una porta sbattuta in faccia, una dichiarazione di irrilevanza davanti a un mondo intero, unico e nuovo, racchiuso in quel piccolo essere umano. E’ negazione radicale, anche di fronte all’evidenza: non mi interessa chi sei, veditela tu. Che poi questa grottesca riforma a maggioranza della realtà umana si estenda anche agli adulti che desiderano transitare da un sesso all’altro “senza impegno” aggiunge solo un tocco di assurdo. Siamo a New York, potrebbe essere una commedia di Woody Allen.
Ma c’è davvero poco da ridere.

(da Avvenire)

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