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Don Roberto nel ricordo di don Fabio: “Mi colpirono la sua umiltà e la sua semplicità”

(C.Bott.) “Conobbi don Roberto in Seminario e già allora mi colpirono la sua essenzialità, la sua semplicità e la sua umiltà. I suoi modi erano sempre estremamente garbati: non ricordo una sua parola inopportuna o una sua arrabbiatura. I piccoli servizi, specie quelli più umili, li affrontava sempre con il sorriso sulle labbra. Questa sua gratuità e la sua generosità lasciavano trasparire in lui una profonda tempra spirituale”.

Così don Fabio Molteni, da fine settembre dello scorso anno parroco della comunità pastorale di Abbadia Lariana, ricorda don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso martedì mattina in piazza San Rocco a Como da un senza fissa dimora con problemi psichici.

Attento all’ascolto delle famiglie, degli anziani e degli ammalati, don Fabio è da sempre vicino agli ultimi. Ha frequentato in particolare i senzatetto seguiti dal gruppo “Legàmi”, costituito nel 2011 per iniziativa dell’Oratorio della parrocchia di Tavernola, dove don Fabio ha svolto il suo ministero come prevosto dal 2008 appunto fino alla sua nomina alla guida della comunità pastorale di Abbadia.

Proprio la sua vicinanza alle persone costrette a vivere in situazioni di marginalità lo avvicina ulteriormente a don Roberto. “Dopo l’ordinazione – dice – abbiamo servito la Chiesa in posti diversi e distanti, per cui non avevamo molte occasioni di incontro. Ci vedevamo però spesso alla mensa serale dei poveri presso la casa guanelliana di Como, dove entrambi prestavamo servizio come volontari”.

“Lì – aggiunge don Fabio – vedevo con piacere che don Roberto era diventato un punto di riferimento per i più poveri, per i senza fissa dimora, per gli stranieri e per tutti coloro che si trovano in difficoltà. Ricorrevano a lui per una coperta, per essere accompagnati per qualche esigenza sanitaria, per un aiuto materiale o anche soltanto per una candela per la notte”.

E ancora: “Chiacchierando con lui mi accorgevo della sua forza e della sua determinazione nel portare avanti quel tipo di servizio pastorale così difficile e complicato. In questo lo aiutavano anche tanti volontari che pian piano era riuscito a raccogliere e a formare. Ricordo che mi raccontava in modo molto schivo (non amava infatti parlare delle cose belle che faceva, credo per non cadere nel rischio della vanità) il suo giro mattutino per la distribuzione delle colazioni, un pasto caldo per i senzatetto della città”.

“Ci eravamo accordati – conclude il parroco di Abbadia – per organizzare insieme una camminata sui “suoi” monti della Valgerola. Non siamo mai riusciti a farla. Ora, sono certo, il Signore lo lascerà andare sulle sue montagne, quelle del paradiso. E dall’alto don Roberto continuerà con la preghiera a essere utile alla sua amata Chiesa di Como”.

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