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ALTROCHE’ FIORETTO!

E’ ancora Quaresima…Gira che ti rigira, dopo Pasqua, Pentecoste, Patrono, Avvento e Natale, ecco di nuovo questo strano periodo dell’anno senza “feste” (ma con penitenze e digiuni!).

Sì, è l’ennesima Quaresima. La solita, esigente Quaresima. Una fila di quaranta giorni da trascorrere -ahinoi-  “seriamente”. Una tragedia! “Ma come! La vita già così è uno stress e dovremmo aumentare preghiere e buone azioni, astenendoci da carni e divertimenti? Sei settimane pesanti, senza allegria!.. Come si fa?”.

Ma perdinci, la soluzione c’è! E’ il “fioretto”!.. Possiamo, per esempio, sacrificarci a non mangiare dolci (anche se il vero motivo è quello di dimagrire o mantenere la ‘linea’…). Oppure, martirizzarci a non spipazzare sigarette (anche se la vera ragione è il salutismo corporale…). Naturalmente, per sostenere lo sforzo accompagniamo il tutto con qualche Pater-Ave-Gloria e, mettendo insieme capra e cavoli, risolviamo la questione…  

E sì, l’impressione è quella di una Quaresima ridotta ad una (a)normale parentesi tra la routine quotidiana e la Settimana Santa. Il contrario di quello che propone la Chiesa: “Ecco ora il momento favorevole!”, ecco il momento per “tornare al Signore, perché egli è misericordioso e pietoso, di grande amore”! (Gl 2,13). Altroché “fioretto”! Questo è il tempo per (ri)mettere Dio al primo posto!

Creiamo, allora, le condizioni per instaurare un rapporto intimo col Padre. Magari con un po’ di “deserto” e di silenzio. Facciamo elemosine, preghiere, digiuni -ma anche attività parrocchiali, oratoriali e altro- innanzitutto per Lui “che vede nel segreto” e Lui stesso “ci ricompenserà” con la gioia interiore, con il gusto di vivere.

Rinunciamo, invece, al nostro ego. Non facciamo le cose “per essere lodati dalla gente”. Se preghiamo, organizziamo feste, cantiamo e leggiamo in chiesa…“per essere visti dalla gente” (Mt 6), ebbene, questa è “l’ipocrisia, l’ostentazione, la ritualità esteriore, soddisfatta e compiaciuta dei suoi atti, ma senza incidenza nell’interiorità (dal Messalino). E’ formalismo che porta alla morte dell’anima, allo svuotamento del nostro essere, alla dimenticanza di Dio.

Prima dell’astinenza dalle carni; prima dell’euro da dare al povero del semaforo; prima del Rosario da dire tutti i giorni, ascoltiamo l’appello del Signore: “Ritornate a me con tutto il cuore!” (Gl 2,12),  perché è Lui che dà significato a tutto: al digiuno, alla carità, alla preghiera, al deserto, al silenzio, all’organizzazione   

Raccontano Matteo e Luca che il Diavolo voleva far diventare Gesù un “materialista”: “Hai fame? Trasforma le pietre in cibo e ti sazierai!”. Conosciamo la risposta di Gesù: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio(Mt 4, 4b).

Perché, allora, non “saziarci” anche con la Sacra Scrittura, ascoltando  e leggendo il Vangelo? Non dobbiamo dimenticare che è nell’ascolto (e nella lettura) più frequente della parola di Dio che si esprime maggiormente lo spirito della Quaresima, poiché la parola suscita la volontà di conversione, risveglia la fede, propone il significato della Pasqua, provoca la risposta della preghiera(dal Messalino).

La Quaresima è un momento tosto. Possiamo passarlo compiendo solo qualche “fioretto”, oppure per ritornare –“con tutto il cuore!”– a Dio. Decidiamo. Adesso

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