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Non basta sapere

don giusto

Siamo tutti nella stessa barca – dicevano – ma gli eventi erano lontani.

Oggi le ‘cose’ non stanno più così. Il Vescovo ci chiama a raccolta per fronteggiare il problema dei migranti che presso la stazione ferroviaria di Como ora stanno creando grossi, gravi problemi.

Ascoltiamo quanto sta facendo un prete della nostra Diocesi, don Giusto della Valle, parroco di Rebbio, frazione di Como. E’ costantemente presente tra queste persone, li sta aiutando nelle loro molteplici necessità. Il giornalista dell’Avvenire Eraldo Affinati lo andò a trovare e gli chiese di fargli vedere la canonica. “L’ex missionario (don Giusto è stato tanti anni in Camerun) mi mostrò una stanza: c’erano una decina di africani chini sui libri accanto alle giovani professoresse che ne guidavano gli esercizi. Ma tu, chiesi al mio accompagnatore, dove dormi? Là dietro, mi disse don Giusto, indicando un bugigattolo invaso da libri e cartoni. Negli occhi di quei disperati appena arrivati da noi ho idealmente stretto la mano a mio nonno: mi sono sentito come Rosso Malpelo, nell’omonima novella di Giovanni Verga, quando, nel tentativo di recuperare il corpo del padre sepolto nella cava di zolfo, si fa venire il sangue alle unghie.

Se uno prova una sensazione simile, non può tornare a casa indifferente.

È necessario prendere posizione: assumere la responsabilità dello sguardo altrui. Da quel giorno a Como i migranti non hanno fatto che aumentare: ora non sanno più dove metterli. I don Giusto non possono tappare tutti i buchi. A Ventimiglia siamo nella stessa situazione, coi ragazzi che, stremati dall’attesa, si gettano in acqua per raggiungere a nuoto la Francia, vengono rimandati indietro e rischiano di essere “sanzionati”.

È vero che ogni generazione ricomincia da capo, come se niente fosse accaduto e la storia umana contasse davvero poco, tuttavia almeno una piccola cosa concreta non dovremmo mai dimenticarla: anche i politici e gli amministratori non possono fare tutto da soli. Ce ne sono di ogni risma, lo sappiamo: bravi e incapaci, corrotti e generosi. Ma di fronte all’emergenza è necessario intervenire subito, senza aspettare i rinforzi. Certo, si spera che presto arrivino le leggi appropriate, i centri di accoglienza e smistamento, i supporti logistici e sanitari. Ma se putacaso non arrivassero proprio, noi almeno avremmo fatto ciò che potevamo”.

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