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Se ci sei batti un colpo

oratMi piace intravvedere in questo racconto l’anima dell’Oratorio, luogo vivace per incontrarsi, per parlarsi, per scambiarsi idee … Tutti i ragazzi del primitivo Oratorio Valdocco si sentivano amati “personalmente” da Don Bosco, non come componenti di un numero, di un gruppo, ma come persone. La sofferenza e la
speranza, i sogni e le preoccupazioni di ogni ragazzo … erano per Don Bosco le sue speranze, le sue sofferenze. Un giorno Giovannino Bosco aveva preso dal nido un
piccolo merlo e l’aveva allevato. Nella gabbia intrecciata con rami di salice gli insegnò a zufolare. Il merlo imparò. Quando vedeva Giovannino lo salutava con un fischio modulato, saltava allegro fra le sbarre, lo fissava con l’occhietto nero brillante. Un merlo simpatico. Una mattina il merlo non gli mandò il suo fischio. Un gatto aveva sfondato la gabbia e l’aveva divorato. Rimaneva un ciuffo di piume insanguinate. Giovanni si mise a piangere. Sua madre cercò di calmarlo, dicendogli che di merli nei nidi intorno ne avrebbe trovati ancora. Ma Giovannino non riuscì a capire queste parole di sua madre; a lui non importava niente degli altri merli, era quello lì il suo piccolo amico, quello che era stato ucciso, quello che non avrebbe mai più rivisto. Il pensiero che avrebbe potuto incontrare sulle colline tanti altri uccelli non poteva attenuare la sua sofferenza perché non cambiava il fatto che il suo piccolo amico era stato ucciso e che non l’avrebbe mai più rivisto saltare allegro. È questa forse la prima manifestazione dell’ “amore personalizzato” di Don Bosco. È rivolto ad un piccolo merlo, ma non per questo è banale o poco significativo
Con questo atteggiamento (anima) anche i nostri animatori dell’Oratorio stanno mettendo in cantiere proposte, iniziative, laboratori … “personalizzati”.
A presto. Se ci sei “batti un colpo”

L'autore