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Attenti a due pericoli per la fede cristiana

croce“Non ci si salva con le proprie forze né senza il corpo”.
Così si può riassumere il contenuto della Lettera “Placuit Deo” che la Congregazione per la dottrina della fede ha recentemente inviato ai Vescovi della Chiesa cattolica perché veglino sui fedeli affinché non si lascino sedurre da due tentazioni, per la verità antiche, ma che si ripresentano in forme rinnovate anche in questo nostro tempo.
Ecco un passaggio della lettera della Congregazione: “Nei nostri tempi prolifera un neo – pelagianesimo per cui l’individuo, radicalmente autonomo, pretende di salvare sé stesso, senza riconoscere che egli dipende, nel più profondo del suo essere, da Dio e dagli altri; la salvezza si affida alle forze del singolo, oppure a delle strutture puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio”. Questo é il primo pericolo da evitare: pretendere di salvarsi con le sole forze umane. Come dire: Gesù Cristo non serve. Il primo a prospettare una tale concezione é stato, nel quarto secolo dopo Cristo, l’eretico Pelagio il quale sosteneva che l’uomo può decidere attraverso le sue azioni la salvezza eterna con le proprie forze, a prescindere dalla grazia divina. In pratica i sacramenti erano inutili. Questa mentalità é favorita oggi dall’individualismo molto diffuso, dalla convinzione che l’uomo crede solo nelle sue capacità, dall’autosufficienza umana: un uomo che non coglie il bisogno di una salvezza che venga da fuori di lui. Il cristiano invece – come dice la lettera – non può ignorare che “all’inizio dell’essere cristiano non c’é una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e, con ciò, la direzione decisiva”. Inoltre, oggi, serpeggia anche un “neo-gnosticismo” che “presenta una salvezza meramente interiore, rinchiusa nel soggettivismo e pretende di liberare la persona dal corpo e dal cosmo materiale, nei quali non si scoprono più le tracce della mano provvidente del Creatore, ma si vede solo una realtà priva di senso, aliena dall’identità ultima della persona, e manipolabile secondo gli interessi dell’uomo”. E’ la tentazione dello “spiritualismo” per cui la salvezza consiste nello “stare bene”, liberandosi da tutto ciò che é “carne”, cioè il contatto con la realtà, con questo mondo. Anche questa un’eresia che viene da lontano, propria di tutti coloro che negano in pratica la verità dell’Incarnazione di Cristo ritenuta disdicevole per la purezza di Dio. La fede autentica invece riconosce che la salvezza viene da Gesù Salvatore che si é fatto carne ed é entrato a far parte della famiglia umana. Lo aveva espresso bene il Concilio Vat. II nella Gaudium et Spes al n° 22, dove si dice che Cristo si é unito in certo modo a ogni uomo, per cui incontrare Cristo ed essere salvati da lui vuol dire anche incontrare i fratelli che sono in lui. A questo punto si comprende l’importanza fondamentale della dimensione ecclesiale, come luogo in cui incontriamo Cristo e i fratelli.

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